
Iniziata dagli israeliani, realizzata e attualmente gestita dagli italiani, Sharm el-Sheikh diventerà entro pochi anni la “seconda casa” dei russi.
Chiedo scusa a voi cari lettori del Piave se vi ho turbato con una proposizione così poco “giornalistica”, ma non esiste modo migliore per dipingere la parabola di una delle mete turistiche più ambite dai vacanzieri italiani.
In questo articolo non intendo descrivere le bellezze naturali della barriera corallina o del Sinai, preferisco soffermarmi sulle particolarità nascoste che il turista impara a conoscere in loco; sottigliezze che rendono più ricca l’esperienza personale ed il bagaglio culturale di chi, come me, desidera approcciarsi a culture diverse.
Personalmente ho trascorso due settimane nella cittadina egiziana e, tra bagni di sole e d’acqua del Mar Rosso, ho trovato il tempo di scambiare qualche parola con simpatici tassisti o con venditori ambulanti di papiri.
Sono stato molto colpito nell’apprendere che la maggior parte degli esercenti egiziani (per non dire la totalità) non abita a Sharm el-Sheikh; la cittadina infatti è composta principalmente da villaggi turistici ed hotels. Gli egiziani che lavorano presso questi ultimi vengono dai paesi esterni e percepiscono all’incirca tra i 50 ed i 100 euro mensili per mansioni che vanno dal giardiniere al cameriere; i più remunerati sono i receptionist ed i capisettore con stipendi che vanno dai 100 ai 500 euro mensili. Molti decidono di mettersi in proprio organizzando piacevoli escursioni per i turisti con cammelli e moto ( a parità d’offerta costano circa la metà rispetto a quelle proposte dagli operatori turistici), altri vendendo cimeli, statuine, tappeti e papiri.
I venditori, spesso assillanti nell’invitare il turista nel proprio negozio, non espongono i prezzi perchè esso è frutto della contrattazione; l’obiettivo è il giusto prezzo concordato, perciò è bene essere molto oculati nell’acquisto se non si vuole spendere 20 euro per una sfinge in finto basalto.
Chi percorre l’arteria principale di Naahama Bay per la prima volta sicuramente impiegherà un’ora per percorrere cento metri; tassisti, pr delle discoteche, “buttadentro” dei locali e venditori vari vi impediranno di annoiarvi in una località dove l’invito all’acquisto è imperante.
Quando il venditore capisce che le vostre intenzioni non sono votate all’acquisto ma alla semplice curiosità vi proporrà dell’hashish; merce molto diffusa importata prevalentemente dal Marocco, dalla Palestina e dalla Giordania. La vendita di hashish sembra accomunare molti tassisti, giardinieri, camerieri e negozianti; un vero business in una località frequentata da giovani in cerca di divertimento. Il turista preparato sa che non conviene mai pagare in euro a Sharm el-Sheikh, ai prezzi di listino, talvolta, occorre sommare una percentuale del 10-20% per servizio o per tasse statali. Diffidare dei primi tassisti per contrattare con gli ultimi dell’immensa colonna che ogni sera si forma a Naahama Bay è regola da tenere sempre a mente. Gli egiziani che lavorano in Sharm el Sheikh e che vivono in perenne contatto con i turisti si stanno adoperando nello studio del russo; se in un primo momento la cittadina era a prevalente concentrazione turistica italiana, la tendenza attuale mira ad una clientela proveniente dalla Russia e dai paesi ad essa limitrofi.
Gli accordi di pace di Camp David che assegnarono la penisola del Sinai all’Egitto hanno costituito un importantissima occasione per l’economia della terra dei faraoni, colta efficacemente sia dal Governo del Cairo sia dai pionieri italiani che hanno saputo realizzare in un’area prevalentemente deserta un’oasi turisticamente fiorente. Se non vedete l’ora di fare un bagno nelle acque del Mar Rosso tra gli splendidi pesci colorati che abitano la barriera corallina, diffidate del mare piatto, significa che la corrente è molto forte e credetemi, se non siete nuotatori eccezionali, vi verranno a prendere con il salvagente.
Federico Maccadanza