lunedì 29 novembre 2010
emergenza incompresa
lunedì 15 novembre 2010
Compagnie telefoniche
Cari amici de “Il Piave”, chi di voi non ha mai avuto qualche piccola discussione con qualche azienda di servizi? Chi di voi non ha mai avuto motivo di lamentela con una compagnia telefonica, con una società che gestisce l’acqua, con la società dell’energia elettrica o con addirittura la stessa banca per qualche voce incomprensibile di spesa presente sul resoconto bancario?
I dossier forniti da Federconsumatori sono allarmanti, in particolare quelli concernenti le telecomunicazioni; il tasto dolente per i consumatori sono i contratti telefonici (anzi le loro disdette) seguiti dai servizi e dai rapporti con le banche. Nella sola regione del Veneto su 3.403 pratiche istituite dalla Federconsumatori ben 1.122 riguardano problemi con enti di telefonia che hanno proposto agli utenti cambi di gestione. La fascia sociale che più rivolge alle associazioni dei consumatori sono i pensionati.
Ma come avviene il complesso meccanismo che “incastra” l’utente in un nuovo contratto telefonico?
Gli operatori telefonici contattano gli utenti telefonicamente proponendo loro il cambio di gestore, sciorinando dati. Per accettare all’utente basta un semplice “si”e si ritrova inevitabilmente con un nuovo contratto telefonico. In caso di recesso tuttavia l’utente è obbligato a spedire all’operatore telefonico una raccomandata con ricevuta di ritorno e poi attendere i tempi tecnici previsti. Una pratica che, di certo, non favorisce assolutamente l’utente. La possibilità di adottare, da parte delle compagnie, strategie di marketing al limite dell’illecito sottolinea ancora una volta la farraginosità legislativa e regolativa italiana; il dover ricorrere a chiamate defaticanti, invii di fax e raccomandate contro la semplice conferma orale per l’attivazione, indebolisce il soggetto economicamente più svantaggiato (l’utente). I consumatori si ritrovano sprovvisti di rimedi rapidi ed efficaci anche di fronte ad evidenti illeciti perpetrati dalle compagnie le quali, confidando nelle ovvie difficoltà burocratiche ed economiche dei soggetti “deboli”, continuano indisturbate nelle loro poco corrette attività. Un nodo assai problematico è rappresentato dall’inadeguatezza del normale ricorso agli organi competenti (AGCOM, Garante per la protezione dei dati personali, Tribunale e Procura della Repubblica) spesso caratterizzati sia da un certo immobilismo in materia sia dall’esagerata dilatazione temporale dei termini. In sostanza vi è una pletora di istituti giuridici poco adatti a fronteggiare problematiche tanto specifiche quanto camaleontiche; concepiti per altre situazioni e per la tutela di altri diritti, tali istituti non soddisfano le necessità di efficacia (per le irrisorie sanzioni) e speditezza (per l’eccessiva durata del procedimento di ricorso) che le fattispecie del caso richiedono. Una soluzione potrebbe essere costituita da un’autorità amministrativa indipendente con potere istruttorio e sanzionatorio caratterizzata da una certa flessibilità piuttosto che da un’ulteriore ricorso alla legificazione ordinaria. Concludendo occorre stabilire regole certe nella stipulazione dei contratti che diano finalmente al cittadino utente la possibilità di ricevere esclusivamente ciò che richiede permettendo a quest’ultimo di scegliere il contratto nella più completa trasparenza e consapevolezza.
Federico Maccadanza