La Cantina “Terre di San Venznzio” rappresenta una delle aziende più importanti nella produzione del prosecco. Nell’edizione del Vinitaly 2009 si aggiudica il diploma di Gran Menzione per il prosecco di Valdobbiadene Extra Dry al 17^ Concorso enologico internazionale. L’azienda non è nuova alle premiazioni; ricordiamo in particolare che nell’edizione 2008 del Vinitaly il Brut ha ricevuto la Gran Menzione e alla Los Angeles Wine Competition sempre nel 2008 il Cartizze e i due Prosecco D.O.C sono stati rispettivamente decorati con la Medaglia d’Oro, la Medaglia d’Argento e la Medaglia di Bronzo.
Oltre alla produzione tradizionale, nella splendida cornice del Vinitaly 2009 è stato presentato in anteprima il Millesimato 2008. L’enologo Loris Dall’Acqua (che pratica presso la stessa cantina) ci illumina sulla particolarità della produzione “Terre di San Venanzio”; gli spumanti si caratterizzano per un quantitativo di anidride solforosa molto ridotto e per la scelta di non usare chiarificanti che andrebbe a scapito della persistente coroncina di bollicine.
Monica Ganz e Gabriele Gregolo, titolari della stessa azienda, sono da tempo nel settore enologico; Monica ha sempre lavorato per il prosecco di Valdobbiadene; già responsabile della segreteria della Strada del Prosecco e dei Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, è stata dal 2000 al 2004 Direttore di Altamarca e della Mostra Nazionale degli Spumanti. Gabriele è da sempre appassionato di Vini ed ha sempre lavorato per l’azienda di famiglia.
L’obiettivo del 2009 è una piccola ma oculata produzione, circa 60.000 di Valdobbiadene Prosecco DOC, nelle tipologie Brut, Extra Dry, Dry Millesimato e Superiore di Cartizze, frutto di un’attenta selezione di uve tutte prodotte in Valdobbiadene, di una lavorazione rigorosa, professionale e meno invasiva possibile. Le uve vengono lavorate con pressatura soffice, scartando l’ultimo 10% del pressato, che viene declassato. La lavorazione prevede un rigidissimo controllo della temperatura del vino in tutte le sue fasi e un lunghissimo protocollo di travasi per una decantazione assolutamente naturale del vino; ciò preserva i profumi tipici del Valdobbiadene
Come confermato recentemente il Prosecco verrà riconosciuto con una DOC che farà riferimento al valore geografico del nome “Prosecco”; di conseguenza tale termine si riferirà esclusivamente alle zone del Triveneto obbligando così gli operatori extracomunitari a cambiare la denominazione dei loro spumanti; un po’ come è accaduto con il Tokai, solo che stavolta a beneficiarne è un prodotto tutto veneto.
domenica 10 maggio 2009
VINITALY 2009: un’altra storia d’amore a Verona
L’edizione 2009 del Vinitaly si è conclusa con cifre da record: 4.200 espositori, 45.000 operatori provenienti da 110 paesi di tutto il mondo, 150.000 visitatori, 2.400 giornalisti. Sembrano stupiti gli stessi organizzatori della 43^ fiera internazionale del prodotto che ha reso così famose le nostre terre nel mondo intero. In un momento così difficile ci si aspettava un drastico calo delle presenze e delle vendite; la crisi internazionale ha ridotto gli ordini esteri ed alcuni espositori non ne hanno fatto segreto con i propri clienti e giornalisti. Passeggiando tra i vari stands ho conosciuto alcuni piccoli produttori che, per alleviare i costi commerciali, si sono uniti in piccole associazioni. La leggera flessione delle vendite non ha tuttavia intaccato l’amore che accompagna da sempre la produzione del vino italiano; l’eccellenza raggiunta, il frutto di anni di sacrifici, è confermata e rafforzata dai dati registrati da Veronafiere sull’affluenza. Percorrere e visitare 91 chilometri quadrati di spazio dedicato all’esposizione è cosa assai difficile; ma sta nel provare e nel voler conoscere l’essenza dello stesso Vinitaly. Personalmente sono stato piacevolmente sorpreso nel constatare l’elevata presenza di vini autoctoni prodotti solo ed esclusivamente in determinate zone del belpaese; è il caso del Vespolino piemontese e del Latinia sardo, del famoso Passito di Pantelleria e del Langhe Nebbiolo.
Per quel che concerne il mercato, abbiamo registrato le testimonianze dei vari espositori i quali, nonostante il momento di flessione,assicurano in molti casi un aumento delle possibilità di vendita in Paesi ritenuti off-limits fino a poco tempo fa.
Per Sandro Boscaini, presidente di Masi - «Vinitaly è andato bene soprattutto perché era evidente l’entusiasmo e la voglia di superare la crisi, che va monitorata ma di cui, oggi, conosciamo il perimetro. Per questo la situazione non è drammatica e non dobbiamo spaventarci. Certo abbiamo rilevato un calo di presenze di operatori provenienti dall’area della crisi (Usa, Inghilterra, Germania e Giappone), ma il nostro settore ne esce bene. Gli ultimi tre anni – fa un’analisi Boscaini - sono stati imperiali per il business del vino per cui un ridimensionamento era nell’aria, ma l’entusiasmo di questo Vinitaly è un segnale che se ne può uscire e anche bene. In questi ultimi anni abbiamo vissuto sull’orlo del lusso di largo consumo. Ora i consumatori cominciano a dire ‘vorrei ma non posso’, mentre il vino resiste: un lusso di fronte al quale si può dire ‘vorrei e posso’».
«Sono proprio i momenti difficili che mettono alla prova le nostre convinzioni e i nostri valori – ha detto Vittorio Moretti, patron di Bellavista, Contadi Castaldi e Petra (Gruppo Moretti) – e dobbiamo avere l’audacia di andare avanti credendo nel progresso e nella crescita del settore vitivinicolo».
«La perfetta macchina organizzativa di Vinitaly – ha detto Gianluca Bisol, direttore generale dell’azienda Bisol - è riuscita a stupirci un’altra volta: mai avremmo pensato quest’anno di incontrare un pubblico professionale così numeroso, con grande interesse dall’estero sia da parte dei mercati storici, quali Usa, Europa e Sud America, ma soprattutto da Cina, Russia e Corea del Sud».
«Vinitaly non ha il potere di cancellare la crisi generale – ha detto Fausto Peratoner, amministratore delegato della cantina La Vis -, nonostante questo c’è un forte segnale positivo per il futuro del vino: dagli Usa al Nord Europa, ai Paesi dell’Est, all’asia; i buyers di questi Paesi li abbiamo incontrati in fiera».
Ottimismo e perseveranza sono le parole chiave di grandi e piccoli produttori; li ritroveremo tutti alla prossima edizione di quella storia d’amore che italiani e stranieri chiamano Vinitaly.
Per quel che concerne il mercato, abbiamo registrato le testimonianze dei vari espositori i quali, nonostante il momento di flessione,assicurano in molti casi un aumento delle possibilità di vendita in Paesi ritenuti off-limits fino a poco tempo fa.
Per Sandro Boscaini, presidente di Masi - «Vinitaly è andato bene soprattutto perché era evidente l’entusiasmo e la voglia di superare la crisi, che va monitorata ma di cui, oggi, conosciamo il perimetro. Per questo la situazione non è drammatica e non dobbiamo spaventarci. Certo abbiamo rilevato un calo di presenze di operatori provenienti dall’area della crisi (Usa, Inghilterra, Germania e Giappone), ma il nostro settore ne esce bene. Gli ultimi tre anni – fa un’analisi Boscaini - sono stati imperiali per il business del vino per cui un ridimensionamento era nell’aria, ma l’entusiasmo di questo Vinitaly è un segnale che se ne può uscire e anche bene. In questi ultimi anni abbiamo vissuto sull’orlo del lusso di largo consumo. Ora i consumatori cominciano a dire ‘vorrei ma non posso’, mentre il vino resiste: un lusso di fronte al quale si può dire ‘vorrei e posso’».
«Sono proprio i momenti difficili che mettono alla prova le nostre convinzioni e i nostri valori – ha detto Vittorio Moretti, patron di Bellavista, Contadi Castaldi e Petra (Gruppo Moretti) – e dobbiamo avere l’audacia di andare avanti credendo nel progresso e nella crescita del settore vitivinicolo».
«La perfetta macchina organizzativa di Vinitaly – ha detto Gianluca Bisol, direttore generale dell’azienda Bisol - è riuscita a stupirci un’altra volta: mai avremmo pensato quest’anno di incontrare un pubblico professionale così numeroso, con grande interesse dall’estero sia da parte dei mercati storici, quali Usa, Europa e Sud America, ma soprattutto da Cina, Russia e Corea del Sud».
«Vinitaly non ha il potere di cancellare la crisi generale – ha detto Fausto Peratoner, amministratore delegato della cantina La Vis -, nonostante questo c’è un forte segnale positivo per il futuro del vino: dagli Usa al Nord Europa, ai Paesi dell’Est, all’asia; i buyers di questi Paesi li abbiamo incontrati in fiera».
Ottimismo e perseveranza sono le parole chiave di grandi e piccoli produttori; li ritroveremo tutti alla prossima edizione di quella storia d’amore che italiani e stranieri chiamano Vinitaly.
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