giovedì 14 gennaio 2010

DRACULA? FAMOSO E CATTIVO PERCHE’ STRUMENTALIZZATO


La più famosa icona del romanzo gotico, il conte non-morto, l’incubo dei vivi creato dallo scrittore irlandese Bram Stoker è stato, in realtà, un famoso voivoda (signore-comandante) della Valacchia tra il 1448 ed il 1476. Considerato un eroe in Romania, un carnefice sanguinario in Europa occidentale ed uno statista in Russia (sembra che Ivan III si sia ispirato a lui per fondare la moderna autocrazia zarista) Vlad Dracula, detto l’Impalatore per il supplizio che riservava ai suoi nemici, appare come una delle figure più enigmatiche della storia.
L’archivista paleografo Matei Cazacu cerca di ricostruire il profilo del celebre signore basandosi esclusivamente sulle testimonianze storiche; ne esce tuttavia un’immagine variegata di Dracula. In realtà è necessario inserirsi nel contesto storico; la Valacchia tra il XIV ed il XV secolo era una terra cuscinetto tra l’Impero Ottomano ed il Regno d’Ungheria, terra influenzata dai continui complotti che ambo le parti attuavano per insediare un sovrano “amico”. Assassinii politici, intrighi, incursioni ottomane ed ungheresi e la crescente influenza dei boiardi, rappresentavano un vero pericolo per i voivoda che, nella maggior parte dei casi, venivano assassinati sul trono. Vlad Dracula fu cinico e spietato con i nemici che ambivano al potere e, allo stesso tempo, intransigente nel difendere i sudditi dagli invasori; dalle testimonianze raccolte da Cazacu si può affermare che il vampiro di Stoker non era altri che un uomo di potere. Il supplizio del palo era un metodo di morte comune nella futura Romania(Transilvania, Moldavia, Valacchia); la macabra usanza non è quindi distintiva ed esclusiva di Vlad Dracula.
Ma perchè ci è giunta un’immagine così funesta del sovrano Valacco?
Molto probabilmente a causa dell’opera di diffamazione di Mattia Corvino Re d’Ungheria (1440-1490) per sottrarsi dall’intraprendere una crociata al fianco di Dracula contro gli Ottomani che avevano invaso le terre romene. Il Corvino era in quel periodo in lotta con l’imperatore d’Austria Federico III nella contesa per il trono d’Ungheria; una crociata non gli avrebbe permesso di dedicare tempo e denaro nella sua lotta personale contro Federico III. Per giustificare il suo diniego fece arrestare Dracula e si giustificò con il Papa sottolineando la crudeltà del voivoda. In seguito iniziarono a diffondersi in Ungheria e nelle città germaniche i primi pamphlet (brevi racconti) sulla “storia del voivoda Dracula” come quasi a giustificare la decisione politica di Mattia Corvino. In questi si raccontavano episodi truci; foreste di pali, massacri indiscriminati contro religiosi e contadini, ambasciatori impalati solamente per non essersi tolti il copricapo in presenza del sovrano, ecc.
Attualmente in Romania Vlad l’Impalatore è considerato un eroe nazionale, un difensore della cristianità e della patria contro gli invasori, la casa natale è per l’Unesco “patrimonio dell’umanità”.
Appaiono testimonianze anche in Russia dove il segretario di Ivan III Teodoro Kuricyn, inviato come ambasciatore in Valacchia, scrisse un manuale di politica per i futuri zar; le gesta di Vlad secondo Kuricyn rappresentano un modello politico per la fondazione del moderno centralismo zarista. Il manoscritto russo diventò il manuale privilegiato da Ivan III, come lo fu “il Principe” di Macchiavelli per Lorenzo il Magnifico.
Nel mondo occidentale l’ombra di Dracula “il vampiro” copre la figura di Vlad l’Impalatore molto probabilmente perchè Bram Stoker si basò (per ovvie ragioni) esclusivamente al pamphlet apparso nelle città tedesche. Lo scrittore irlandese colloca Dracula in Transilvania non per un errore storiografico ma solamente perchè gli ultimi discendenti in linea femminile del voivoda si insediarono nel distretto di Bistrita nell’omonima città. Come afferma Cazacu “Vlad III Dracula oscillava tra pietà e crudeltà, spirito cavalleresco e tradimenti, finezza politica e brutalità. Un personaggio complesso, dipinto come un carnefice dai suoi nemici, esaltato come l’eroe della lotta contro gli Ottomani dai suoi alleati, trasformato in un romantico vampiro da registi e romanzieri. Ma qual’era la realtà?”

Federico Maccadanza

sabato 9 gennaio 2010

Pianificazione dello sviluppo veronese? Ecco il Crevv

La cabina di regia per l’economia veronese e veneta (Crevv) rappresenta uno dei più importanti tavoli di concertazione-azione presenti sul territorio nazionale. Lo scopo di tale progetto è assicurare uno lo sviluppo economico e finanziario di una città che diviene sempre più protagonista nella mappa comunitaria del mercato grazie all’intersezione dei corridoi europei 1 (Berlino - Palermo) e 5 (Lisbona - Kiev). In un mondo sempre più complesso fatto di interessi comuni fragili equilibri, il futuro di importantissimi sistemi locali (turismo, infrastrutture, attività produttive e ambiente) non può essere deciso senza il consenso di tutti i portatori di interessi che, nei sistemi stessi, agiscono. Il Crevv, promosso dal presidente della Provincia di Verona Giovanni Miozzi, raggruppa in un tavolo comune tutti i rappresentanti di enti pubblici, aziende, associazioni di categoria professionali e sindacati, università e mondo istituzionale veronese. Alla prima seduta era presente anche il Sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti che, durante l’incontro, ha affermato: "Lo sviluppo? Si crea gettando le basi per rendere la provincia veronese ancor più appetibile per i nuovi investimenti finanziari. La politica farà la sua parte per realizzare ciò che il mondo produttivo ritiene utile. Ma ciascuno deve pensare alla grande".
Secondo Giovanni Miozzi le ragioni che hanno portato al Crevv stanno nel vantaggio della rete :
"La Provincia vuole esercitare un ruolo di sintesi tra le istanze presenti sul territorio e diventare interlocutore privilegiato in tutti i contesti regionali, nazionali ed europei, nei quali Verona debba giocare un ruolo di primo piano per il suo sviluppo". Presente anche l’Università degli Studi di Verona con il Rettore Mazzucco; l’ateneo scaligero dovrà giocare un ruolo di primo piano nell’ambizioso progetto. La lungimiranza dei piani di sviluppo dipende in gran parte dalle persone che li portano avanti. Verona ed il Veneto hanno bisogno di giovani menti che sappiano gestire risorse e mezzi; il nostro capitale più grande sta nel coltivare e nel formare questi giovani laureati che saranno il motore dello sviluppo futuro.
Ecco i partecipanti al Crevv: Aeroporto Catullo, Ance Verona, Api industria Verona, Atv, Autostrade del Brennero, Banco Popolare, Camera di Commercio, Centro servizi per il volontariato della provincia di Verona, Cgil, Cisl, Uil, Collegio dei geometri di Verona, Collegio ingegneri e architetti, Comune di Verona, Confcommercio, Confindustria, Consorzio Zai, ente Fiera, Coldiretti Verona, Fondazione Arena, Fondazione Cariverona, Ordine degli architetti paesaggisti pianificatori e conservatori di Verona, Prefettura, Società autostrada Serenissima, Ulss 20-21-22, Università degli Studi di Verona.

Federico Maccadanza

E’ la piccola e media impresa il vero motore dell’Italia


La piccola e media impresa italiana rappresenta il motore dell’economia italiana. Quante volte lo abbiamo sentito dagli esperti, dagli economisti, dai politici; eppure sui media si parla di crisi della produzione solo quando ciò riguarda grandi stabilimenti, grandi fabbriche, grandi imprenditori e grandi sindacati. Cosa ci ha insegnato la crisi internazionale? Molto poco se guardiamo le realtà regionali caratterizzate dalla piccola e media impresa. Già negli anni settanta il “sistema distretto” ha dimostrato la formula della sua validità; un modo di fare impresa che ancora oggi rappresenta un modello vincente per battere la concorrenza sempre più agguerrita che viene da Oriente.
Ma come può un sistema migliorare senza l’appoggio ed il sostegno delle istituzioni? Osservando i dati raccolti da Confcommercio del giugno 2009 vediamo che ben il 57% di un campione di piccoli imprenditori sostiene che la pressione fiscale è troppo elevata e non sostenibile; il 66% dello stesso campione sostiene che l’eccessiva pressione fiscale è dovuta ad un cattivo utilizzo di risorse pubbliche. Dai dati pubblicati sul sito www.pmi.it si precisa che i fattori che più incidono sulla competitività delle aziende sono, per il 75 % del campione, la pressione fiscale e, per il 61% dello stesso, l’eccessiva burocrazia (si precisa che gli intervistati avevano a disposizione più di una risposta). Dato più allarmante sta nella quantificazione della pressione fiscale; per il 65% delle piccole e medie imprese la pressione fiscale supera il 50% (fonte Confcommercio).
La particolarità delle pmi (piccole e medie imprese) sta nella loro capacità di coltivare il capitale umano, di accrescere la conoscenza e di conseguenza l’innovazione (quest’ultima ne rappresenta il vantaggio competitivo caratterizzante).
Da questo punto di vista le pmi ed il sistema distrettuale appaiono istituzioni da preservare e valorizzare; una pressione fiscale troppo elevata rischia di soffocare sul nascere le nuove pmi. Alle distorsioni del mercato locale si aggiungono quelle della crisi economica, del finanziamento “a pioggia” non mirato al sostegno di piani di medio e lungo periodo.
Una pubblica amministrazione “pesante” rischia di rallentare lo sviluppo aziendale; secondo il 59 % delle pmi le cause più frequenti della difficoltà di rapporto con la pubblica amministrazione hanno a che fare con il cambiamento continuo di norme e con la loro (alcune volte anche inutile) complessità. Il quadro che si profila osservando tali dati non è incoraggiante; la maggioranza degli italiani (e quindi la maggioranza del consenso politico) tende a focalizzare il sistema produttivo con quello della grande impresa. In realtà il passato ha già dimostrato che, in periodi difficili, caratterizzati ora più che mai dalla concorrenza spietata dei colossi orientali, il modello pmi tende ad assumere il vantaggio competitivo perchè basato sulla qualità e sull’innovazione.
La politica sembra non comprenderne l’importanza; l’elevata pressione fiscale per le aziende virtuose da una parte e il “perdono fiscale” per i cittadini meno onesti (campioni del motociclismo e del ciclismo a parte) non fanno che confermarlo.
In una recente intervista i vertici di Apindustria Verona Arturo Alberti e Fabio Coltri, in occasione del bilancio di fine anno 2009 dell’associazione, rivolgono un appello a tutti i politici che riassume quanto scritto fino ad ora: " Vengano a trovarci in azienda. Vengano a parlare con i dipendenti. Vengano a vedere qui sul campo cos’è la crisi. Li aspettiamo perchè vedano direttamente quello che noi ed i dipendenti vediamo tutti i giorni da mesi".
"Gli imprenditori seri credono nelle loro aziende e ci investono. In questo periodo il patrimonio dei singoli imprenditori è dato a garanzia delle aziende. Non sono i piccoli e medi imprenditori che hanno portato all’estero miliardi di euro e che usufruiscono dello scudo fiscale; non è possibile che ancora oggi con la tempesta finanziaria ancora in atto, siano favoriti gli impieghi in investimenti finanziari rispetto agli investimenti in aziende".

Federico Maccadanza

Verona assediata dai luoghi comuni di Balotelli



Ci risiamo. Per fortuna non si tratta più di un omicidio in pieno centro ma solo delle dichiarazioni dell’attaccante di colore dell’Inter Balotelli che ha dichiarato, al termine della partita Chievo-Inter: "ogni volta che vengo a Verona, il pubblico mi fa sempre più schifo". Affermazione che ha suscitato uno scandalo nazionale con il solito walzer di commenti, ovviamente non supportati dai fatti, sui più noti programmi televisivi. La polemica si è presentata tanto rapida quanto di breve durata che i più alti rappresentanti della città scaligera (il sindaco di Verona Tosi ed il patron del Chievo Campedelli) hanno temuto di dover affrontare l’ennesima battaglia contro il puntuale linciaggio mediatico. Chi abita a Verona ben conosce il meccanismo; il pericolo di strumentalizzazione politica (anche alla luce delle prossime elezioni regionali) risulta molto alto.
La bomba ad orologeria è stata fortunatamente disinnescata dall’improvvisa marcia indietro dello stesso attaccante che, in una dichiarazione sul suo sito personale, chiede scusa del suo comportamento. Le tempestive scuse però non lo hanno esonerato da una multa di 7.000 euro per aver offeso il pubblico del Chievo, tifoseria da sempre considerata come un modello da seguire per la proverbiale correttezza e sportività. Nonostante la polemica si sia smorzata immediatamente,la senatrice Garavaglia, eletta nelle liste del Pd, in una dichiarazione fatta un giorno prima delle scuse di Balotelli afferma:" Mi sembra inaccettabile che alcuni esponenti delle istituzioni, a partire dal sindaco di Verona, attacchino Mario Balotelli sul piano personale per le sue dichiarazioni dopo Inter-Chievo. Anche io, come parlamentare eletta in quella citta', trovo discutibili le generalizzazioni dell'attaccante interista, ma non credo che gli si debba rispondere definendolo un immaturo. In ogni caso, se Tosi vuole davvero respingere le accuse del bomber, si impegni in prima persona nel preservare l'immagine antirazzista di Verona. Purtroppo, la giunta comunale scaligera su questo argomento non sempre e' credibile". Pronta la replica del sindaco Flavio Tosi:
" Verona non è assolutamente una città razzista, ma anzi ospitale e accogliente: per dimostrarlo, non occorre alcun particolare impegno dell’Amministrazione comunale, oltre alle normali e ingenti attività che svolge nei campi dell’integrazione e dell’assistenza, ma basta ricordare che Verona è ai vertici in Italia, secondo gli ultimi dati del CNEL, per quanto riguarda il livello di integrazione degli stranieri con la popolazione locale. Semmai – aggiunge Tosi – la senatrice Garavaglia dovrebbe rivolgere l’invito a difendere la nostra città da accuse di razzismo a quei suoi colleghi di partito (o comunque schierati a sinistra) che da anni sono impegnati a diffondere a livello nazionale la falsa immagine di una Verona razzista. Non oso immaginare quale ondata di accuse e calunnie si sarebbe abbattuta sulla nostra città, se il gravissimo episodio dell’incendio appiccato al giaciglio di un senzatetto, anziché a Venezia fosse accaduto a Verona. Ma nessuno, giustamente, ha parlato di una Venezia razzista e discriminatrice". Quanto al giudizio di “immaturo” da lui attribuito a Balotelli (che con le sue dichiarazioni ha offeso personalmente ogni cittadino veronese) il Sindaco, nel rilevare che tale aggettivo per definire l’atteggiamento di ieri del calciatore interista è stato usato anche da altri commentatori della vicenda (da ultimo il giornalista Gian Antonio Stella, non certo sospettabile di xenofobia), osserva che "chi lo ammira come calciatore e gli vuol bene come persona, oltre che criticare duramente le vergognose offese che gli vengono rivolte in quasi tutti gli stadi italiani – ma non ieri al Bentegodi – deve anche invitare lo stesso Balotelli a un comportamento più maturo e rispettoso verso i suoi colleghi calciatori e verso il pubblico: sarebbe la risposta migliore ai cori razzisti nei suoi confronti".
Le dichiarazioni si commentano da sole. Il caso “Balotelli” ci ha riportati nel passato: l’omicidio Tommasoli e il caso del professor Marsiglia (poi rivelatosi un messinscena che quasi costò le dimissioni all’ex ministro Bianco per aver definito razzista e fascista la città di Verona) sono i più eclatanti. Avvenimenti più o meno tragici, che meriterebbero più raziocinio, vengono affrontati sistematicamente come casi “politici”; non importa più il fatto in sé ma solamente il contesto in cui avviene. Sfortunatamente il comune pensare del “popolino” (specie nelle trasmissioni e nei media che puntano esclusivamente allo share e non alla veridicità dell’informazione) e l’opportunismo politico innescano il meccanismo perverso dello sciacallaggio mediatico.
Per tutti i casi passati e futuri di “razzismo” vero o falso che sia, Verona fungerà sempre come una gigantesca cassa di risonanza. La Città della Scala sarà sempre assediata dai luoghi comuni di Balotelli.

Federico Maccadanza